Test sul campo e un solo vincitore
Ho provato sei strumenti di intelligenza artificiale per content design, strategia e adv.
Uno solo è rimasto installato. Gli altri sono stati rimossi dopo pochi giorni: troppo generici, lenti, o bravi a produrre “qualcosa” ma non qualcosa di utile.
Perché tanti tool sembrano uguali (e inutili in produzione)
Nel tempo libero—che non ho—testo costantemente dashboard, AI assistant, copy tool e generatori di strategie.
Il problema: molti risolvono lo stesso compito con prompt precompilati e nessuna grounding strategy.
Ne escono testi da traduttore, piani editoriali intercambiabili, contenuti che non mappano le entità chiave del dominio e non alimentano il Knowledge Graph del brand.
Criteri di valutazione (entity-first e produzione reale)
- Qualità del ragionamento (LLM + chain-of-thought controllabile senza hallucination rate alto)
- Grounding/RAG: uso di knowledge base, documenti e brand guidelines come verità di riferimento
- Controllabilità: sistemi, ruoli e guardrails, non solo prompt singoli
- Integrazioni con CRM/CDP, CMS, strumenti adv e storage vettoriale
- Velocità e latenza sotto carico, gestione job asincroni
- Governance: versioning, audit, policy (privacy, copyright, tono di voce)
- TCO complessivo: licenze + token + tempi di setup e manutenzione
Metodologia di test
Ogni strumento è stato messo alla prova su task identici: headline e visual brief per campagne,
analisi SWOT per product positioning, strategia editoriale multi-canale,
naming e pitch.
Dataset di partenza: brand book, pagine prodotto, FAQ, dati CRM/CDP (sanificati), creatività storiche, report campagne.
Risultati in sintesi
Cinque strumenti si sono fermati alla generazione superficiale del testo, senza integrare davvero entity linking,
senza grafi di contenuto e senza orchestrazione su LLM + RAG.
Il sesto ha superato il test perché combina planning agentico, memoria vettoriale e workflow modulare controllabile.
Il tool rimasto installato (perché)
Non lo tengo per la quantità di output, ma perché aiuta a pensare meglio.
Funziona come un orchestratore di sistemi e non come un “editor potenziato”:
- Graph & briefing: costruisce mappe di entità, topic e intent, poi genera brief eseguibili
- Multi-agent: separa ideazione, sviluppo e revisione con ruoli e policy diverse
- RAG solido: citazioni a prova di audit, niente “aria fritta”
- API & integrazioni: CMS, CRM/CDP, DAM, piattaforme adv
- Governance: versioning, change log, controlli su stile/brand safety
- Velocità: time-to-first-token basso, batch job per piani editoriali
Casi d’uso dove fa la differenza
Lo uso per headline, visual, analisi SWOT, naming, pitch.
Quando il prompt è progettato bene, in 3 minuti restituisce l’equivalente del lavoro di mezzo team:
outline strategico, alternative argomentate, rationale difendibile.
Red flags: quando disinstallare
- Output “già visto”, senza mappa di entità né coerenza semantica
- Nessun RAG o citazioni non verificabili
- Mancanza di ruoli/sistemi: tutto nel singolo prompt
- Zero integrazioni con CRM/CDP o workflow adv
- Costi token ingestibili per produzione continuativa
Entity-first content ops: dal testo al Knowledge Graph
La differenza tra “scrivere” e “produrre contenuti utili” è la struttura.
Un’operatività entity-first collega contenuti, canali e campagne alle entità:
Brand, Prodotto, Persona, Problema, Soluzione, Prova.
Questo alimenta il Knowledge Graph aziendale e riduce le allucinazioni, migliorando SEO, coerenza e riuso cross-canale.
Pro/contro reali, benchmark su qualità/velocità, un caso d’uso concreto per ciascuno.
Integrazioni consigliate (per andare in produzione)
- Vector DB per memoria e grounding (es. Weaviate, Pinecone)
- CMS con API robuste e workflow (WordPress headless, Shopify Hydrogen)
- CRM/CDP per segmenti e audience reali
- Adv pipeline: naming, copy, varianti creative, test e feedback loop
- Policy di governance: privacy, copyright, brand safety







